Un film che
definirei delicato
ed energico allo
stesso tempo.
Comunque molto
bello. Due gli
aspetti che mi
sembrano degni di
nota: la scoperta
dei sentimenti e la
reazione degli
altri.
Per quanto riguarda
il primo, si vede
come Irene, giovane
donna in carriera,
come potrebbe
intendersi secondo
il comune senso
corrente
dell'espressione,
si trova, per una
serie di
avvenimenti, a
scoprire una parte
di sé a lei
sconosciuta: il
mondo degli affetti
e delle emozioni.
L'incontro con la
piccola Benny ed il
traumatico distacco
la portano ad
intraprendere un
viaggio nella
solidarietà verso
persone disperate
che vivono in un
mondo parallelo al
suo ma che non si
era mai neppure
lontanamente
immaginata. La
gestione degli
affari e
dell'azienda viene
sempre più
trascurata per dare
sempre più delle
proprie risorse a
chi è emarginato.
A questa sua scelta
corrisponde una
reazione quasi
"allergica" del
suo prossimo: la zia
Eleonora (una Lisa
Gastoni
perfettamente calata
nella parte) vero
squalo del
"business world"
arriva a
minacciarla; padre
Carras, felice della
nuova e potente dama
di carità, vuole
guidarla verso una
struttura
organizzata dalla
Chiesa; Giancarlo,
lo psicolabile che
la crede la sua
promessa sposa cha
ha ucciso in un
raptus, non accetta
che lei divida il
suo amore con altri
e se ne va dalla
comunità; e la
stessa psichiatra
che l'ha in cura,
dopo la
"francescana"
donazione nella
metropolitana,
all'inizio la crede
una schizofrenica
con ossessione
compulsiva di
carità, anche se poi
la dimette con una
diagnosi
assolutamente
negativa.
Bellissima la figura
della piccola Benny,
ragazzina emarginata
ma in grado di
offrire ad altri,
anche se a modo suo,
una parte della
propria esistenza.
Enigmatico, quasi
kubrickiano, il
finale, nel quale si
rivela la
somiglianza della
madre, rappresentata
in un quadro, con
Benny.
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