Una delle maggiori
pensatrici del XX
secolo, scrive
questo secondo suo
saggio sul processo
di Eichmann a
Gerusalemme. Dopo
aver scritto: LE
ORIGINI DEL
TOTALITARISMO, la
scrittrice si
sofferma, da
studiosa, sulla
cronaca di un
processo e sulle
considerazioni. Un
messaggio costante
è: non soffermatevi
sui fatti per
trovare solo una
conclusione, ma
aprite la mente per
dare giusto valore
ai propri pensieri.
Prese di posizioni
difficili per
un’ebrea (scappata
dalla Germania e da
un campo di raccolta
in Francia, per
approdare poi in
America) per cercare
di analizzare quel
processo importante.
Le sue parole furono
accettate con furore
perché: muove delle
critiche alla
comunità Ebraica ed
ad alcuni dei suoi
capi (per la
passività della
reazione) e accuse
alla Chiesa
cattolica che ha
aiutato Eichmann a
salvarsi.
Rappresenta Eichmann
non come un
demonio, ma come un
mediocre burocrate.
In fondo l’idea ‘che
ci siano mostri tra
noi è spaventosa ma
accettabile, più
inquietante pensare
che molti, a secondo
delle circostanze,
possono diventare
mostri’. Un pensiero
osteggiato nel
1962/64, ma rivisto
ed accettato dallo
stato di Israele
negli anni 2000.
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