C. G. S. "Vincenzo Cimatti"


Lettera di don Cesare Galbiati

18 febbraio 2005


Lettera aperta di febbraio.

alcuni parrocchiani ... Carissimi,

rieccomi all'appuntamento mensile con le notizie dalla missione e con qualche spunto ed idea per la riflessione personale.
Comincio col dirvi che sto bene ... dopo il rientro e le cure ricevute in Italia, devo ammettere che il Signore me la sta mandando buona ... solo qualche episodio di dissenteria acuta, ma niente di più di qualche infiammazione per il cibo, non sempre molto controllato. Il caldo a volte è insopportabile, e il sudore esce come l'acqua dal rubinetto ... ma per fortuna l'acqua in missione non manca e questo ci permette di andare avanti. Non è così però per tutta la gente della zona che per la siccità è costretta a bere di tutto (quando va bene l'acqua marrone del fiume Baro) ... l'acqua scarseggia e così anche la corrente viene razionata nelle varie città a tempi alterni ... ma niente paura ... abbiamo il generatore diesel che supplisce, ma anche qui molte volte la nafta manca in città e così ... siamo da capo ...
lo so ... ha dell'incredibile, ma vi assicuro che è vero.
Comunqua il buon umore non ci manca e anch'io come gli altri sto imparando a non piangermi troppo addosso, e così molte volte ci troviamo a scherzare sulle disavventure quotidiane.
Al corso per missionari ci hanno insegnato che dobbiamo predicare che il "REGNO DEI CIELI E' VICINO" ... ma sono passati duemila anni da quando è stato annunciato la prima volta questo messaggio, e guardando a Gambela, alle sue baracche, sembra che non sia mai stato così lontano. Dopo che Gesù ebbe inviato i suoi Apostoli, qualcuno pensò che fosse questione di qualche mese e sarebbe arrivata la fine del mondo a mettere tutto a posto. La fine del mondo non è arrivata e adesso c'è chi dice che nemmeno Gesù è riuscito a portare qualcosa di buono, su questa terra scombinata e cattiva ... ma allora dove è questo regno dei cieli? Che fine a fatto? Però, se guardiamo bene, Gesù nello stesso discorso ha detto anche queste parole: "Vi mando come pecore in mezzo ai lupi!". Dunque sapeva che i lupi c'erano e sarebbero rimasti! Allora se ho ben capito, non bisogna andare a cercare un regno tutto di pecorelle, e nemmeno aspettarsi che i lupi vengano sterminati per poter poi dire: "Finalmente abbiamo vinto noi buoni e il Regno dei cieli ce lo siamo costruito!". Pare propio di no, pare che si debba aver naso fino a scoprire questo Regno che è qui e magari non ce ne siamo accorti.
In questi giorni sono in perlustrazione con due giovani della parrocchia per capire bene dove sono collocate le famiglie dei cattolici in Gambela, prima di cominciare a pianificare per le benedizioni nelle "case". Un bambino sugli otto anni ci corre in contro, sprizzando gioia: "Venite, papà vi aspetta, stanotte e nata una sorellina!". Entriamo salendo una scaletta traballante, nella casa dell'Iman (capo moschea, musulmano), tre stanze spoglie ed una accoglienza sorridente. Ci fa accomodare per terra, offre una bibita, parla con emozione della figlia neonata: ora i figli sono sei! Poi ci fa entrare dove la moglie riposa su una stuoia e ci mostra contento Myriam, chiedendoci di pregare per lei ...
Prima di venire in Africa avevo partecipato alla gioia di alcuni amici per la nascita del loro figlio in un solido e attrezzato ospedale italiano, tra mille attenzioni e accorgimenti tecnici, accuratamente custodito in una sala luccicante e mostrato ai parenti attraverso il vetro.
Eccoli Myriam ed Antonio, così diversi per le condizioni in cui vengono al mondo! Femmina e maschio. Etiopia e Italia, di famiglia musulmana e di famiglia cristiana, adagiata sul pavimento e in una culla asettica a temperatura controllata ... Eppure, nè Myriam nè Antonio hanno deciso dove, come e quando nascere; nè lei nè lui possono dire di essere più fortunati, perchè nessuno sa come sarà la loro vita. Sono un caso? Si offenderebbero i genitori di Antonio se dicessi questo, e i genitori di Myriam nemmeno capirebbero: "Che cos'è il caso? Myriam ci è stata mandata da Dio!".
Eccolo il Regno di Dio ... la vita comincia così, come dono, uno sbocciare gratuito. Come saranno Myriam e Antonio da grandi? Nessuno lo può dire, ma sono convinto che saranno infelici se perderanno questa radice, se cercheranno di imposessarsi di sè stessi cancellando la gratuità della loro esistenza, se tenteranno di mettersi al centro del mondo, pretendendo sempre di più. Saranno invece sereni se impareranno a dire di sì alla loro vita e alla loro condizione, facendone non un motivo di egoismo o di rabbia, ma un punto di partenza. Per che cosa? Venuti al mondo come un dono, dovranno diventare un dono se vorranno essere se stessi. Dono gratuito per gli altri, capaci di condividere quello che sono. Solo così il mondo può migliorare, aprendosi alla fraternità invece di avvitarsi a divisioni e lotte cupe ... Gesù dice: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.... non ci può essere altra logica a guidare la missione dei cristiani nel mondo ... Questa è la linea che noi missionari speriamo di passare alle famiglie nell'educazione dei figli qui, in questa povera terra, e la stessa linea spero possa essere un buon suggerimento per le famiglie in Italia nell'educazione dei loro. Un'infinità di domande rimarranno sempre senza risposta (Io ho smesso da molto di cercarla): perchè questa sofferenza? Perchè quel privilegio? Perchè questa gioia o questo handicap? Perchè Myriam nasce in una povera, settica, capanna di Gambela e Antonio in una attrezzatissima clinica in Italia. L'una e l'altro dovranno scoprire che alla base di tutto c'è un dono d'amore e che potranno accoglierlo solo diventando loro stessi un dono. Questo li renderà liberi e non saranno mai oprressi dal timore di PERDERCI QUALCOSA, dal BISOGNO DI RICEVERE IN CAMBIO QUALCOSA, dall' OSSESSIONE DI ESSERE PIU' BRAVI DEGLI ALTRI, di AVERE DI PIU', dalla domanda: "PERCHE' LUI SI E IO NO?".

NESSUNO E' TANTO POVERO DA NON AVERE QUALCOSA DA DARE E,
SE INCOMINCIA, SI ACCORGE CHE IN REALTA' HA MOLTISSIMO!

Ringraziandovi ancora per il vostro affetto, vi abbraccio..

Vostro in Cristo

Don Cesare



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PER DON CESARE GALBIATI


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